Ci chiediamo quando supereremo l’incubo coronavirus. Ma la certezza è una sola: le cose cambieranno. Come sempre capita nella vita
Anche molti di coloro che hanno adottato l’approccio più produttivo all’attuale situazione di quarantena, ovvero accogliere la realtà contingente e cercare di trarre il massimo dalle condizioni date, non possono però fare a meno di porsi una domanda: quando finirà tutto questo?
In altre parole, siamo disposti ad accettare restrizioni forzate e sacrifici anche pesanti, ma sentiamo psicologicamente la necessità di darci un orizzonte temporale. Il problema è che fissarlo con realismo può essere un esercizio molto complicato.
Previsioni impossibili
C’è chi si attiene alle attuali indicazioni dei decreti governativi, che fissano la data al 3 aprile. Altri riflettono sul fatto che il ritorno alla normalità potrebbe essere molto più graduale e richiedere più tempo, per evitare nuove recrudescenze dei contagi. Altri ancora sostengono che la pandemia non si potrà ritenere del tutto superata finché la maggior parte di noi non saranno immunizzati: magari tramite il vaccino che è già in fase di studio, ma non sarà pronto prima di qualche mese.
Le versioni sono tante e differenziate, ma quando si parla di previsioni future nessuno può avere la sicurezza assoluta, neppure gli esperti (che, infatti, spesso e volentieri si contraddicono tra di loro). Dunque, come vale per tutte le questioni che sono comunque al di fuori dal nostro controllo, la scelta più saggia è semplicemente quella di non preoccuparsene. Non possiamo farci nulla e spendere energie mentali su di esse è uno spreco, che ottiene l’unico risultato di ingenerare ansia e frustrazione.
Le cose cambieranno
Una certezza, però, ce l’abbiamo: questa situazione cambierà. E, badate bene, questa non è soltanto una pia speranza: è una legge fondamentale dell’universo. L’unica costante della nostra vita è proprio il cambiamento. Talvolta, quando le cose stanno andando per il verso giusto, possiamo percepirla come una maledizione. Oggi è un’ottima notizia, addirittura una salvezza.
Il naturale bisogno umano di sicurezza ci porta ad assolutizzare le situazioni che stiamo vivendo, nel bene e nel male, come se fossero permanenti e immutabili. Temiamo che le crisi perdurino all’infinito, e al contrario facciamo di tutto per raggiungere un ipotetico eterno equilibrio in cui la nostra esistenza sia completa e perfetta. Ma l’unica fase in cui ci ritroveremo in totale quiete e staticità, in realtà, è la morte.
Sulla riva del fiume
“Todo cambia”, dice la famosa canzone. O, se preferite, “panta rei”, tutto scorre, sintetizzava efficacemente il filosofo greco Eraclito. La vita è un fiume che fluisce costantemente e che non ci è dato di interrompere. Semmai, quello che possiamo fare è allenarci a surfare sulle onde, fino a diventare così abili da poter affrontare anche i cavalloni più grandi senza finire sott’acqua e annegare, ma al contrario con gioia e divertimento.
Certo, questo non significa che dobbiamo vivere in perenne movimento. Quando sentiamo il bisogno di tirare il fiato e recuperare le nostre energie, possiamo fermarci un attimo e riposarci sulla riva. E momenti come quello che stiamo vivendo ce ne offrono un’eccellente occasione. Sfruttiamola per riflettere, per meditare, per guardarci dentro e per crescere, così saremo ancora più pronti quando verrà il momento di ripartire. Perché tutto questo, un giorno, cambierà. E, probabilmente, avverrà prima di quanto pensiamo.
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