La maggior parte delle persone crede che il suo obiettivo di vita sia al di fuori di sé, quando in realtà desidera solo un diverso stato emotivo
Che cosa desiderate davvero dalla vita? La maggior parte delle persone, di fronte a questa domanda, fornirà una risposta che rimanda a qualcosa di esterno, al di fuori di sé. Voglio il lavoro dei miei sogni, ad esempio; voglio una casa più grande, una macchina lussuosa; oppure ancora voglio semplicemente guadagnare più denaro, o avere al mio fianco il compagno o la compagna di vita ideale.
Ma è veramente così? Vogliamo davvero raggiungere questi obiettivi esterni, o piuttosto vogliamo ciò che questi obiettivi rappresentano per noi, ciò che suscitano e provocano in noi? Quando sogniamo di incontrare il nostro partner perfetto, in effetti ciò che desideriamo è provare amore. Quando inseguiamo il denaro, non ci interessano realmente quei banali pezzetti di carta colorata, quanto semmai il senso di sicurezza, di libertà, di realizzazione che ci evocano.
Il nostro vero desiderio è uno stato emotivo diverso
Ecco, se per un attimo ci ascoltiamo più in profondità, scopriamo che la stragrande maggioranza degli obiettivi che vogliamo centrare nella nostra vita riguarda in realtà le nostre emozioni o i nostri sentimenti: l’autostima, il rispetto degli altri, in ultima analisi la felicità. Troppo spesso ce ne dimentichiamo, e dedichiamo decisamente troppe energie a cercare di raggiungere qualcosa che sta fuori di noi, quando potremmo invece ottenere un risultato molto più efficace intervenendo su ciò che sentiamo e che proviamo.
Alterare il proprio stato emotivo e quindi le proprie esperienze esistenziali, del resto, è un obiettivo talmente importante per l’essere umano che da sempre qualsiasi società ha sperimentato una miriade di strumenti diversi per perseguirlo: l’alcool, le droghe, il sesso, ma anche la meditazione, i rituali di ogni genere, i mantra, l’ipnosi. Alcuni funzionano meglio di altri, ma sono tutti temporanei, nessuno è duraturo, e per giunta molti di questi provocano effetti collaterali che alla lunga possono risultare disastrosi.
È il pensiero a controllare le emozioni
Eppure nemmeno questi strumenti sono realmente necessari allo scopo. Lo stato emotivo che viviamo, costituito dai milioni di processi neurologici che avvengono in qualsiasi momento della nostra esistenza, è generato da noi, quindi può essere a tutti gli effetti controllato da noi. Anzi, vi dirò di più: malgrado molti di noi vivano le emozioni come risposte automatiche a ciò che ci capita dall’esterno, in realtà non ha alcun senso cercare di controllare gli avvenimenti esterni, che non dipendono per nulla da noi, ma invece è molto più produttivo concentrarsi sulla loro interpretazione, che è l’unico fattore sul quale possiamo esercitare davvero il controllo.
In altre parole, insomma, la nostra felicità non dipende che in minima parte dalle circostanze esterne (secondo le ricerche di Sonja Lyubomirsky all’università della California, appena per il 10%). Per una fetta molto più significativa (la Lyubomirsky la stima al 40%) dipende invece dalle nostre azioni e dai nostri pensieri. Ovvero, non da ciò che ci succede, ma da come interpretiamo ciò che ci succede, e da come reagiamo di conseguenza.
Da cosa dipende la felicità
Ci sono individui a cui la vita riserva scherzi tremendi, come malattie incurabili, e che pure riescono a realizzarsi e ad ottenere successi incredibili: come Bebe Vio, amputata agli avambracci e alle gambe per una meningite fulminante all’età di 11 anni, che è riuscita a vincere la medaglia d’oro ai giochi paralimpici. E ci sono altri individui che sembrano avere tutto, dal talento al denaro alle relazioni, ma nonostante ciò si autodistruggono: come John Belushi, mattatore televisivo, musicista e attore amato in tutti gli Stati Uniti, ma che dentro di sé aveva un vuoto talmente grande da trovare la morte ad appena 33 anni, per un’intossicazione acuta da cocaina ed eroina.
Dunque, smettetela di preoccuparvi di quello che vi accade, e cominciate a occuparvi di come pensate e di cosa provate.
Ricorda che la felicità non dipende da chi sei o da ciò che hai. Dipende solamente da cosa pensi.
Dale Carnegie
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