La cura di sé, per il Coaching, è la potenzialità di base. Talmente importante che ne parla anche il prestigioso New York Times
Nel Coaching la cura di sé è definita come la potenzialità di base: ovvero, la precondizione che consente di esprimere tutte le altre potenzialità. Se non ci prendiamo cura di noi stessi, in altre parole, sarà impossibile caricarci di quelle energie che poi ci permettono di realizzare in concreto i nostri obiettivi, ma sarà altrettanto impossibile anche prenderci cura degli altri.
Per molto tempo alla cura di sé non è stata attribuita quell’attenzione che merita. Quasi come se il tempo che dedichiamo a noi stessi fosse sprecato, improduttivo, o peggio come se occupandoci del nostro benessere indulgessimo in un immorale egoismo, ci allontanassimo da una presunta etica pseudo-religiosa che ci imponeva di martoriare e sacrificare noi stessi. Nulla di più assurdo. Esprimere amore verso noi stessi significa prima di tutto esprimere amore verso la vita, nella sua forma più pura.
Cura di sé non è solo wellness
Oggi, però, questa potenzialità così a lungo repressa si sta di nuovo facendo strada nella società, sotto forma di bisogno da soddisfare. E così è fiorita dal nulla un’intera industria dell’estetica, della cura del corpo, addirittura del piacere edonistico. Tutti strumenti utili, indubbiamente: ma prestare attenzione a noi stessi vuol dire molto di più di questo. Significa nutrire il proprio corpo, ma anche la propria anima: leggere, meditare, studiare, scrivere. Lo avevano capito già gli antichi greci, che definivano questa pratica epimèleia heautoù.
In ogni percorso di allenamento, i momenti del riposo non sono una deviazione, ma parte integrante del processo stesso: sono quelli che consentono, ai nostri muscoli come alla nostra mente, di attuare la cosiddetta supercompensazione, ovvero di riportarsi ad un livello base più alto di quello che avevamo raggiunto all’inizio, grazie al carico a cui li abbiamo sottoposti. Se non li riposiamo mai, l’effetto del carico di allenamento risulta vano, inutile.
Ma, nell’ambito della cura di sé, questo riposo assume un significato solo se è riposo attivo: ovvero se nel tempo libero ci ritagliamo dei precisi spazi per svolgere le attività che ci piacciono, che ci fanno stare bene, che ci permettono di esprimere le nostre potenzialità e liberano emozioni positive che possiamo poi sfruttare nel resto della nostra vita. Questo aspetto è così fondamentale che, nell’ambito dei buoni consigli rivolti ai suoi lettori per il 2020, perfino il New York Times gli ha dedicato un intero articolo. Ecco gli otto modi semplici che ha indicato per prendersi cura di sé nell’anno appena cominciato.
Prenditi più tempo per te stesso
Scegliere di trascorrere del tempo da solo può aiutare le tue relazioni sociali, migliorare la tua creatività e fiducia in te stesso e permetterti di regolare le tue emozioni in modo tale da affrontare meglio le situazioni avverse. La solitudine non è sempre positiva, ma può esserlo se abbandoniamo l’idea che si tratti di un’esperienza negativa alla quale siamo costretti. Identifichiamo quei momenti in cui la solitudine ci serve per riflettere e ricaricare le batterie.
Prenditi del tempo per non fare nulla
Correre da un posto all’altro e svolgere lunghe liste di cose da fare stanno diventando sempre di più dei modi per comunicare uno status sociale: in altre parole, sono così occupato perché sono molto importante. Forse è il momento di fermare questa corsa. L’impatto di questa occupazione senza fine è reale e grave: porta al burnout, ad ansie, stress e malattie. Un modo per uscire da questa follia è di non fare nulla: che, paradossalmente, può essere un grande strumento di produttività, perché ci permette di ricaricare quelle energie che poi ci servono per essere produttivi.
Coltiva di più le conoscenze casuali
Pensa agli altri genitori che incontri davanti alla scuola, al tuo barista preferito, agli altri padroni di cani al parco. I cosiddetti “legami deboli” possono aiutarci concretamente nella società, ma hanno anche un effetto positivo sul nostro benessere perché ci aiutano a sentirci più connessi a livello sociale, allenano nal nostra empatia e riducono la sensazione di solitudine.
Impara a goderti quando le cose vanno bene
Preoccuparsi dei potenziali problemi futuri è solo un modo per rubarti la tua gioia attuale. Uno dei motivi per cui le persone si preoccupano è che, ad un certo livello, ritengono che le aiuti. Ma non è così: dobbiamo accettare che non ci possiamo preparare perfettamente alle potenziali sfide. Le ricerche dimostrano che non siamo notoriamente molto bravi a prevedere come ci sentiremo in una determinata situazione, e inoltre le cose spesso vanno meglio di quanto ci immaginiamo nei momenti di paura.
Indulgi nei tuoi piaceri proibiti
Quegli show televisivi, film, libri che ci piacciono anche se sappiamo che sono di pessima qualità. Se ci piacciono, perché ci dovremmo sentire in colpa? La verità è che prenderci una pausa mentale e goderci qualcosa che non richiede una intensa concentrazione intellettuale può farci bene, se lo facciamo con moderazione.
Impara ad accettare i complimenti, anche da te stesso
Festeggiare le grandi vittorie può sembrare un po’ imbarazzante, o farci sentire arroganti, ma in realtà attribuirsi i meriti per un buon lavoro che abbiamo svolto dà al cervello quel premio, rappresentato dalle emozioni positive, che ci spingerà ad ottenere obiettivi ancora più elevati. Anche se non sei bravo ad accettare i complimenti o se non ricevi quel riconoscimento che ti aspetteresti dall’esterno, pensaci tu stesso a celebrare i tuoi risultati migliori.
Abbraccia la gioia inaspettata delle esperienze ripetute
Il concetto di novità è sopravvalutato: le ricerche dimostrano che la seconda volta in cui facciamo qualcosa è molto più probabile di quanto si pensi che ce la godremo di più.
Trasforma i tuoi rimpianti in obiettivi di miglioramento
Molti di noi cercano di nascondere il dolore, altri si fissano sugli errori che commettono, ma questi atteggiamenti hanno delle conseguenze: cercare di eliminare le emozioni negative in realtà le rende sempre più persistenti. Perciò l’approccio migliore è prendere consapevolezza dell’esperienza: iniziando con un momento di pausa, concentrandoci sui nostri pensieri e sulle nostre emozioni, rilassando il viso e le mani e accettando il nostro stato emotivo, senza preoccuparsi di sentirci così per sempre. Se troviamo il lato positivo del nostro rimpianto, potremo anche pensarci in modo più chiaro.
Esercizio sulla cura di sé
E infine quattro domande per te:
- Cosa significa per te prendersi cura di te stesso?
- Quanto tempo trascorri in questa attività?
- Quali spazi hai?
- Qual è il tuo metodo migliore?
Comincia ora il tuo entusiasmante percorso personale di Life Coaching!
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