Il mondo è spaventato dalla crisi che arriverà dopo il coronavirus. Ma la vera ragione della recessione, in effetti, è solamente emotiva
Come se non bastassero le cronache del contagio, in questi giorni i giornali ci propongono anche previsioni catastrofiche sul futuro dell’economia. Certo, in questi giorni l’andamento della borsa è più volatile che mai ed è probabile che, anche quando questa quarantena si concluderà, dovremo affrontare un periodo di recessione e di crisi economica.
Ma vi voglio invitare ad una riflessione sulle ragioni di questa crisi. Dobbiamo forse pensare che, rispetto a un paio di settimane fa, prima che scoppiasse la pandemia di coronavirus, il valore delle imprese sia improvvisamente crollato? Che la ricchezza che erano in grado di produrre prima ora si sia volatilizzata tutta d’un botto? Sarebbe assurdo.
La crisi dipende dalla fiducia
Perché, allora, assistiamo a crolli di questa entità sul mercato finanziario? Il problema, ancora una volta, è riconducibile all’emotività umana: questa crisi economica è in effetti una crisi di fiducia. Il denaro non è certo sparito nel nulla, semmai è il fatto che le persone siano insicure di ciò che le attende nel futuro a far sì che si sentano meno predisposte a spenderlo.
Se ci pensate, addirittura i soldi stessi non sono altro che il frutto della fiducia. Di per sé, se li considerassimo semplici pezzi di carta colorati con sopra disegnati dei ponti, il loro valore intrinseco sarebbe praticamente nullo. A nessuno importerebbe niente possederli. Se vengono accettati, possono circolare, li desideriamo e addirittura sono in grado di produrre in noi sentimenti come la sicurezza e la libertà è perché riponiamo la nostra fiducia nel sistema. Confidiamo nel fatto che ci sia uno Stato, una banca centrale, gli istituti di credito, le istituzioni finanziarie che garantiscono che quei biglietti rappresentino una ricchezza, e che quindi possano essere usati per scambiarli e per pagare. Non a caso vengono definiti “moneta fiduciaria”.
Gli effetti esterni e le cause interne
Non dobbiamo mai dimenticare che i soldi, l’economia, la finanza, il successo, i risultati che osserviamo esteriormente, e ai quali prestiamo la maggior parte della nostra attenzione, sono soltanto gli effetti. Le cause che generano questi sintomi, alle quali purtroppo ci dedichiamo molto di meno, sono invece tutte interiori. Sono i nostri pensieri, che influenzano le nostre emozioni e dunque le nostre azioni. Sono la nostra cultura, le nostre idee, le nostre convinzioni, che determinano le strategie che adottiamo nei nostri comportamenti.
Ecco perché il nostro periodo di crisi personale e individuale, esattamente come quello collettivo di crisi economica, dipende soprattutto dalla perdita di fiducia in noi stessi, nelle nostre risorse e nelle nostre capacità di affrontare le difficoltà che ci si presenteranno. E questa crisi si supera lavorando su noi stessi, per diventare più forti, solidi e centrati nei momenti di difficoltà. È una sfida a mantenervi in piedi, l’occasione per conoscervi meglio di quanto l’abbiate mai fatto prima d’ora e per uscirne completamente trasformati, una situazione che un giorno vi renderà orgogliosi di come l’avete affrontata.
La sicurezza, infatti, è un bisogno primario dell’essere umano, ma non va cercata all’esterno, nel nostro posto di lavoro o conto in banca: tutte realtà che, come abbiamo visto in questi giorni, possono essere spazzate via in un istante persino da un virus microscopico. La vera sicurezza è quella che dobbiamo cercare dentro di noi, nelle nostre capacità, competenze, risorse. Quelle che rappresentano la nostra vera ricchezza inalienabile, che neppure la peggiore delle recessioni potrà mai portarci via.
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