Possiamo lamentarci che la nostra vita va male per colpa degli altri, oppure concentrarci sulle nostre responsabilità e capire cosa possiamo fare per cambiarla
“Se solo avessi più soldi, se solo fossi nato in un’altra famiglia, se solo vivessi da un’altra parte, se solo il mio capo mi desse quella promozione che desidero…”. Questo ritornello lo abbiamo sentito ripetere tutti un milione di volte, forse in molti casi siamo stati proprio noi a recitarlo. Questa è indubbiamente una chiave di lettura molto comoda, che ci giustifica e ci assolve da qualsiasi colpa perché le attribuisce tutte al contesto esterno. C’è un solo, piccolo inconveniente: limitandoci a lamentarci non risolveremo alcun nostro problema.
Se vogliamo veramente cambiare la nostra vita, dobbiamo iniziare cambiando l’atteggiamento mentale: smetterla di cercare scuse e iniziare a cercare soluzioni. Per farlo, è necessario seguire l’esempio dei grandi leader che hanno fatto la storia: ovvero, assumerci in pieno la responsabilità di quello che accade.
Responsabilità non significa colpa
Beninteso, con questo non intendo dire che tutto dipenda solo ed esclusivamente da noi. I nostri risultati sono il frutto di una combinazione tra i nostri comportamenti e le risposte del contesto esterno. Ma se sui primi abbiamo il pieno controllo, sulle seconde non ne abbiamo affatto. Dunque preoccuparsene è del tutto inutile: nel migliore dei casi ci provocherà distrazione; nel peggiore ansia, impotenza e frustrazione. Dobbiamo prendere semplicemente atto che su quegli aspetti non possiamo farci niente. Il nostro compito, semmai, è quello di tirare fuori il massimo dalle circostanze date.
Per riuscirci, l’approccio più utile è quello di concentrarci sulle nostre responsabilità. Badate bene: non sulle nostre colpe. Il senso di colpa, con questo ragionamento, non ha proprio nulla a che fare, anche perché la nostra concezione è quella che gli eventuali fallimenti non rappresentano una vergogna, ma una preziosa lezione. Quando ci riferiamo alla responsabilità, intendiamo la consapevolezza delle nostre azioni e delle loro conseguenze, positive o negative che siano.
Che cosa puoi fare, tu?
Facciamo un esempio: è sicuramente capitato a ciascuno di noi di esprimere un concetto che viene del tutto equivocato dalla persona con cui stiamo parlando. In questo caso possiamo reagire in due modi. O puntando il dito contro di lui (“Non hai capito”), cosicché il nostro interlocutore potrebbe sentirsi accusato, chiudersi a riccio e smettere del tutto di ascoltarci; oppure riflettendo sulla nostra comunicazione (“Non mi sono spiegato bene”), e dunque modificando di conseguenza le nostre parole, il nostro tono di voce, la nostra gestualità, le nostre espressioni facciali. Inutile dire quale delle due reazioni ci avvicini maggiormente al nostro obiettivo: quello di far arrivare un messaggio al destinatario.
Evitare di fissare l’attenzione sulle responsabilità altrui e concentrarsi invece sulle proprie è il miglior modo per comprendere fino in fondo il nostro potere, ovvero che cosa possiamo fare concretamente e proattivamente per modificare i nostri risultati, il nostro mondo, la nostra vita. C’è sempre qualcosa che possiamo fare meglio per raggiungere i nostri obiettivi: con le azioni, ma anche con i pensieri, con le rappresentazioni mentali, con le interpretazioni della realtà.
Libertà di scelta
E c’è sempre una scelta che siamo liberi di compiere, anche nei contesti esterni apparentemente più sfavorevoli. Possiamo adattarci, possiamo intervenire per cambiarli, oppure nel caso estremo possiamo rompere con essi e cercarne di nuovi. In tutti i casi è molto più utile porsi in modo tale da non subire, bensì contribuire a costruire, il proprio contesto. È senz’altro più difficile che stare fermi a lamentarsi, ma è anche l’unica vera strada che ci può permettere di compiere dei veri passi in avanti.
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