Ecco sei esercizi quotidiani per allenare questa nostra dote naturale
Uno degli errori più grandi che possiamo commettere, nella nostra ricerca della felicità, è credere che riguardi soltanto noi stessi. Ovviamente concentrarci sui nostri sentimenti, sulle nostre esperienze, sui nostri desideri è una parte fondamentale del percorso: non per soddisfare uno sterile egoismo, bensì per prenderci cura di noi stessi in profondità. Ma non c’è alcuna ragione per cui la nostra crescita personale debba essere in contrasto con quella degli altri. Semmai è vero l’esatto contrario: chi mai potrebbe sognare di ritrovarsi in una solitaria isola felice, se fosse circondata da un mare di infelicità generale?
La società contemporanea del libero mercato ha finito per intensificare il nostro individualismo. Ci ha convinti che l’obiettivo delle nostre vite dovesse essere quello di diventare ricchi, belli, famosi a dispetto degli altri: anzi, talvolta addirittura a spese degli altri, senza esitare a sfruttarli o a passare sopra di loro, pur di ottenerne un nostro privatissimo vantaggio. Il risultato è un mondo in cui la tecnologia ci ha resi sempre più collegati, ma anche sempre più soli: l’ultima statistica dell’Istat, datata 2017, rivela che ben un italiano su tre non ha vita sociale, e uno su otto soffre di solitudine, cioè non ha nessuna persona a cui rivolgersi per chiedere aiuto o confidare i suoi problemi personali. Difficile pensare che, in una condizione del genere, si possa raggiungere un’autentica felicità, pur migliorando il nostro benessere materiale.
In realtà, non solo ogni uomo è effettivamente interconnesso con tutti gli altri, ma la ricerca di relazioni sane, soddisfacenti e arricchenti fa parte della nostra stessa natura. Per dirla con Aristotele, siamo degli “animali sociali”. Dentro di noi è innato l’istinto di sopravvivenza, quello che ci porta a preoccuparci per la nostra sicurezza e a inseguire i nostri obiettivi individuali, ma anche la capacità di provare empatia. Ovvero, di metterci a tutti gli effetti nei panni degli altri, di immaginare e comprendere i sentimenti e le prospettive di chi ci circonda, e agire di conseguenza.
Certo, questa dote, come tutte quelle che possediamo, va costantemente allenata e sviluppata, per poter davvero fiorire ed esprimersi al suo massimo potenziale. E, come abbiamo visto, nella società di oggi, che ci vuole sempre più soli e isolati, mettere alla prova la nostra empatia può risultare complicato. Eppure esistono delle pratiche quotidiane molto semplici che ci possono aiutare a ridare vita a questa parte così importante di noi stessi. Un efficace consiglio è quello che ho trovato nel libro “Empatia. Perché è importante e come metterla in pratica” (Armando editore), in cui Roman Krznaric, filosofo sociale inglese che ha dedicato oltre un decennio allo studio di questi temi, elenca sei utili abitudini che ha ritrovato in tutte le persone più empatiche che ha conosciuto.
Le sei abitudini delle persone molto empatiche
1. Accendere il cervello empatico
Modificare le nostre strutture mentali per riconoscere che l’empatia è alla base della natura umana e può essere sviluppata nel corso della nostra vita2. Fare il salto d’immaginazione
Compiere lo sforzo cosciente di mettersi nei panni degli altri (inclusi i nostri “nemici”) per riconoscere la loro umanità, la loro individualità e le loro prospettive3. Andare alla ricerca di avventure esperienziali
Esplorare vite e culture diverse dalla nostra tramite l’immersione diretta, i viaggi empatici e la cooperazione sociale4. Esercitarsi nell’arte della conversazione
Incoraggiare la curiosità nei confronti degli sconosciuti e l’ascolto profondo dell’altro, mettere da parte le nostre maschere emozionali5. Viaggiare in poltrona
Lasciarci trasportare nella mente delle altre persone con l’aiuto dell’arte, della letteratura, dei film e dei social network6. Ispirare una rivoluzione
Generare empatia su vasta scala per produrre un cambiamento sociale ed espandere le nostre competenze empatiche fino a coinvolgere il mondo naturale
Questi esercizi ci aiuteranno a riconoscere quanti esempi di empatia pervadono la nostra vita quotidiana: in una persona che spinge la sedia a rotelle di un disabile, in una mamma che ascolta il pianto del suo bambino affamato, in un amico che sta vicino al suo amico in difficoltà.
Da oggi in poi, proviamo concretamente ad allenare la nostra empatia tutti i giorni. Non soltanto perché questo ci permetterà di diventare “più buoni”, ma perché, imparando a prenderci cura degli altri tanto quanto ci prendiamo cura di noi stessi, potremo ritrovarci addirittura più felici.
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